Analisi dell’evento del 10/2 a Firenze da parte di Francesco Mantelli
di Francesco Mantelli *
Una vasta platea presente l’intera giornata del 10 febbraio al Tuscany Hall è stata la più toccante testimonianza del bisogno di parlare ed ascoltare per capire il mondo che stiamo vivendo e le prospettive future, non solo della Sinistra, ma di qualcosa ben più ampio che è il Pensiero Occidentale.
Credo di avere avvertito in quella moltitudine di presenze una grande diversità di posizioni politiche che avevano comunque come denominatore comune una collocazione nell’ambito della cultura democratica, fatto non necessariamente scontato, visti i tempi attuali in cui, tra molto altro, i grandi gruppi finanziari decidono la politica dei governi e non solo in Italia. E su questo ci ha ben messo in guardia Cuperlo con il suo intervento.
Mi ha sorpreso che durante le varie comunicazioni siano state espresse riflessioni su cui da qualche tempo anche io ero giunto. Prima fra tutte come sia stata sbagliata l’idea di abbracciare un’economia liberista da parte della quasi totalità delle forze democratiche e progressiste in molti paesi del mondo, avere pensato che con il crollo del Muro di Berlino avesse vinto la democrazia, mentre era caduta sì la cortina di ferro e un sistema fortemente antidemocratico, l’Unione Sovietica e paesi satelliti, ma aveva vinto il capitalismo, quel capitalismo che nelle sue contraddizioni ha progressivamente eroso il welfare, permesso di concentrare ricchezze fino ad oggi impensabili in pochissimi uomini, infine messo a rischio il pianeta con la sua politica di rapina delle risorse, fonte di guerre perché il mercato delle armi deve progredire ( anche Rosy Bindi a suo tempo avere espresso qualcosa di simile: convergenza dell’oggettività della politica). E di fronte a questi processi la Sinistra europea, quella italiana compresa, è stata silente spettatrice e non protagonista di una proposta di cambiamento alternativo, talvolta pronta (e prona) ad abbracciare in modo acritico, spesso ideologico, l’evoluzione tecnologica vedendone solo gli aspetti positivi e non la possibile riduzione, ad esempio, del 75% di tanti lavori tradizionali nei prossimi decenni o la possibilità di sviluppo di armi da guerra sempre più devastanti grazie al prepotente e incontrollabile sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.
Parallelamente si è strutturata una società di individui e non di comunità. Nel nostro Paese le Case del Popolo, che erano il centro di aggregazione culturale della sinistra, si sono svuotate, mentre la Sinistra appare incapace di produrre un pensiero inerente nuove forme di relazione umana.
Quindi sono altri i temi su cui la Sinistra dovrebbe lavorare. E quando parlo di Sinistra intendo quella presente nella vasta platea al Tuscany Hall in cui ogni componente storica e attuale era certamente presente e, senza divagare su qualcosa di commemorativo, ha colto questa occasione di incontro per un tentativo, un inizio di prova generale, di sintesi di un nuovo pensiero di società.
E’ stata un’operazione che da anni mi sarei aspettato dal Partito Democratico, forza politica che non sembra che mai abbia attuato, anzi, negli ultimi tempi della sua presenza al governo ha preferito rincorrere forze notoriamente populiste con i risultati che non è necessario commentare. Si capisce pertanto come una vasta parte della popolazione del nostro Paese oggi si trovi senza rappresentanza, una parte che potrebbe modificare completamente l’assetto politico dell’Italia se solo le venisse offerto un progetto credibile perché, non bisogna dimenticare, che l’attuale maggioranza di governo ha il consenso di appena un quarto dei voti degli italiani. .
Occorre una sinistra che si ponga una nuova idea della vita, che insieme ai temi della solidarietà, inclusione e partecipazione, sia capace di contrastare l’attuale modello di sviluppo capitalistico (…occorre tornare ai tempi del PCI, quando eravamo protagonisti del cambiamento, occorre fare la rivoluzione, ha detto Luciana Castellina, e certamente parlava di una rivoluzione nel pensiero).
E’ quindi necessario andare contro il consumismo sfrenato, ma anche essere capaci di affrontare le nuove sfide in senso più pragmatico e meno ideologico sui temi ambientali, tra cui il cambiamento climatico perché ogni corsa in avanti lascia indietro molti e rafforza le Destre, spesso anche quelle estreme.
Un avviso quindi per le prossime europee in cui una possibile coalizione delle destre potrebbe essere il catalizzatore per la dissoluzione dell’Unione Europea, assieme a certe frange di una certa Sinistra che naviga nell’ambiguità di un legame non reciso con la Russia di Putin, sempre in funzione antiamericana, una Sinistra che non ha capito la minaccia sul mondo operata da quel grande asse del male costituito da Russia, Iran e Corea del Nord e che l’aggressione all’Ucraina non è stata solo una provocazione della NATO (Gli USA non hanno mai intavolato una seria trattativa con la Russia sul tema ucraino volta a scongiurare una possibile guerra, anzi, credo l’abbiamo promossa ai fini dell’indebolimento dell’Europa: la distruzione del Nord Stream 1, loro opera, ne è la prova)), ma il disegno strategico preparato da tempo di una Russia imperialista alla ricerca di un’egemonia politico-militare su scala planetaria per imporre un modello di società in cui le scorie dello stalinismo sono ancora parte integrante di quel sistema di governo. La fine di Navalny dovrebbe aprire gli occhi anche a coloro che si ostinano a tenerli chiusi.
- Francesco Mantelli, nato a Empoli il 17 settembre 1951, è stato Chimico Dirigente presso l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) e ha diretto il laboratorio delle acque potabili, minerali e termali. In seguito a tale inquadramento professionale ha partecipato a numerosi convegni, di cui alcuni all’estero, ha realizzato molte pubblicazioni sul tema delle acque ad uso umano e scritto alcuni libri su acque potabili, minerali e termali. Ha partecipato a varie commissioni relative alle acque in ambito regionale e presso l’Istituto Superiore di Sanità. E’ stato Istruttore di Alpinismo, presidente di una locale sezione del Club Alpini Italiano e del Comitato Scientifico Toscano del CAI; si occupa da molti decenni di alpinismo e fotografia negli ambienti montani. Politicamente è stato iscritto alla FGCI fino dall’età di 17 anni, successivamente al PCI e ha mantenuto l’iscrizione alle successive trasformazioni (PDS, DS, ecc.); è attualmente iscritto, tra non poche perplessità, al PD.